RIVA ZERO VOLUME
Nei decenni passati ragionare di sviluppo economico del territorio ha voluto spesso dire anche ragionare di nuovi volumi da edificare e di nuove aree agricole da sacrificare. Come abbiamo detto la crisi ha fermato questo processo: l’edilizia è stato il comparto più sofferente. Proviamo, quindi, a trarre una lezione da questo momento negativo. Può esserci sviluppo del territorio senza ulteriori sacrifici? Come abbiamo detto, la risposta non può che essere affermativa se proviamo a vedere le cose da ottiche differenti da quelle tradizionali. L’edilizia deve essere in grado di trasformarsi e di puntare molto di più sulla qualità che sulla quantità !
Puntare su modelli costruttivi moderni, efficienti dal punto di vista energetico, in linea con il paesaggio. Riconvertire aree dismesse, occupando spazi già compromessi. Rendere possibili ampliamenti, anche volumetrici, di edifici in contesti già antropizzati. Questa deve essere la filosofia che ci porta a pensare che lo sviluppo può passare anche da scelte drastiche: volumi zero sì, ma in maniera intelligente!
Al concetto di espansione urbana va sostituito quello di trasformazione urbana e di recupero dell'edificato esistente. Serve un progetto urbano che ridisegni gli spazi urbani creando luoghi nei quali la collettività si possa riconoscere e rappresentare.
L'urbanistica, infatti, non può esprimere progetti di città e di territorio se prima non cerca una base culturale seria e condivisa a cui riferirsi. Su queste basi, al fine di preservare il territorio e di riqualificare e trasformare l'esistente è necessario definire dei limiti di ogni nucleo abitato ed indicarlo come limite non mutabile, ed avviare un aggiornamento del monitoraggio dei volumi sfitti di tipo residenziale, commerciale, artigianale ed industriale, che permetta una più pertinente pianificazione urbanistica utilizzando il già -costruito. In accordo tra uffici tecnici e il corpo di polizia intercomunale, vanno perciò azioni permanenti di controllo del territorio, con particolare riferimento agli interventi edilizi, sia in fase progettuale, sia in fase esecutiva, a tutela e a garanzia degli aspetti paesaggistici, dei diritti di vicinato e di tutta la Comunità . E se si parla di Comunità diventa importante sensibilizzare e responsabilizzare la commissione edilizia comunale agli aspetti estetici e paesaggistici degli interventi, in stretta, strettissima correlazione con la Commissione del Paesaggio di Comunità . L'adozione di linee guida o il suggerimento di ulteriori modifiche normative devono portare ad un miglioramento qualitativo dell'edilizia, sia sotto il profilo architettonico che energetico, superando la mera indicazione tipologica legata al solo uso di materiali specifici.
Partendo da questi concetti, ci sono angoli della nostra città che andrebbero ripensati dal punto di vista urbanistico e che avrebbero bisogno di essere ridisegnati con concezioni più moderne. Pensiamo ai quartieri nati negli anni 50 e 70 con sviluppi di volumi disordinati e sinceramente brutti. Perché i fenomeni di trasformazione e di riqualificazione siano possibili servono risorse economiche ed interventi privati: in questa prospettiva vanno premiate e condivise le azioni imprenditoriale, mentre quelle speculative vanno assolutamente contrastate. E’, quindi, possibile pensare ad un patto anche con qualche privato illuminato (la perequazione è un’opportunità se gestita ai fini degli interessi generali e non dei singoli) per rimediare a questi errori del passato? Così come riconosciuto dalla normativa provinciale che introduce lo strumento della perequazione e compensazione, ogni ricchezza o plusvalenza generata dalla pianificazione, azione pubblica per antonomasia, è un bene pubblico e come tale va trattato. Gli strumenti urbanistici, quindi, ci sono, vale la pena un approfondito ragionamento in questo senso: un ragionamento che coinvolga i cittadini, il pubblico e i privati che vogliono scommettere sulla bellezza e la vivibilità della nostra città .

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