Cristian Lorenzi
- rivatiamo
- 17 nov 2015
- Tempo di lettura: 6 min

Intervista a Cristian Lorenzi, Rivano di Campi
Riva del Garda ha diverse frazioni. La più distante in termini chilometrici è Campi. Eppure la storia di Riva nasce a Campi, a San Martino...
Ringrazio innanzitutto di avermi dato questa bella opportunità di parlare di Campi e della sua storia. Purtroppo non molti conoscono che proprio fra le sue valli e le sue vette, già millenni fa, si svilupparono civiltà fiorenti che hanno lasciato sul territorio una testimonianza culturale significativa. E’ obbligatorio parlare subito del Monte San Martino, ove si ergeva, in epoca retico-romana, un importante luogo di culto, circondato da un paese che venne completamente abbandonato nel IV-V secolo d.C.. Le antiche popolazioni retiche scelsero questa località per l’insediamento sia per la posizione, infatti di fianco vi passa l’importante vecchia strada che metteva in comunicazione il basso Sarca (Il Sommolago) attraverso la bocca di Trat con la val di Ledro, del Chiese con la pianura Padana sia per la posizione dominante, facile a essere difesa e che gode, anche durante l’inverno, di un clima mite. Gli insediamenti sul monte San Martino si susseguirono nella storia fino al Medioevo; poco distante dall'antico santuario sorse una chiesa, dedicata a San Martino, frequentata sia durante l'età medievale che quella moderna e meta di processioni e riti annuali, che trovano le proprie radici nella cultura precristiana e pagana. Tale tradizione è sentita e presente nell’immaginario collettivo di Campi, tanto che ancora oggi si tramandano oralmente interessanti leggende, quali la credenza che sul Monte sia sepolto un vitello d’oro (che si rifà sicuramente al periodo romano) o la leggenda del “bus de la Giana”, ove “bus” sta per grotta o anfratto dove la tradizione popolare credeva vivesse una sorta di strega o sacerdotessa. Tutto ciò denota chiaramente il perdurare nei secoli di tradizioni relative ai culti indigeni, legati soprattutto a divinità femminili simbolo di fecondità e fertilità.
Com'è nel 2015 abitare e vivere a Campi?
Credo che vivere a Campi nel 2015 sia molto diverso rispetto a quello che poteva essere viverci un secolo o anche solo un cinquantennio fa: i mezzi di trasporto e l'autonomia nel movimento fanno, ovviamente, la differenza. Non credo di sentirmi un cittadino di serie B, solo perché devo farmi 10/15 minuti di macchina per arrivare al lavoro o per espletare le normali commissioni della vita quotidiana, anzi, mi sento proprio fortunato a vivere in un ambiente pieno di natura e di valori. Nel mio trascorso universitario e di lavoro, ho avuto la fortuna di abitare in città grandi del nord Europa, servite da reti metropolitane e da servizi efficientissimi e devo dire che, nel ménage quotidiano, il tempo passato a spostarsi fosse enormemente superiore... Vivere a Campi, in ogni caso, è bellissimo! Clima perfetto, natura pressoché incontaminata, ricco di un'eredità storico-culturale non indifferente - si pensi ai ritrovamenti di San Martino, del Monte della Luna, dei Forti del Tombio e delle trincee del fronte della Grande Guerra, della chiesa di San Rocco del 1500, dei primi insediamenti ad opera delle famiglie nobili rivane - e ancora foriero di tradizioni e di valori semplici, ma allo stesso tempo indispensabili per una vita sana nel corpo e nello spirito! Consiglio a tutti di leggere una bellissima analisi fatta da alcuni studenti del corso di archeologia dell’università di Padova e dal professor Brogiolo, loro docente, in sinergia con il MAG (Museo dell’Alto Garda), che ha raccolto, catalogato e cercato di spiegare la millenaria storia di Campi e dei suoi territori. Anzi, colgo volentieri l’occasione per ringraziare, di questo bellissimo lavoro, i responsabili del MAG e dei servizi Culturali del Comune di Riva del Garda, perché hanno permesso che tali informazioni non venissero dimenticate e cancellate! Questa è lungimiranza!
Lei come immagina lo sviluppo del paese? Ci possono essere sinergie tra ambiente, paesaggio, turismo e agricoltura?
Il termine sviluppo è di per sé dicotomico, perché dipende sempre da cosa si intenda per "sviluppo". Sono convinto che, se da un lato la via dello sviluppo economico sia importante, visto che porta al benessere e al miglioramento della vita di ciascuno, dall’altro non vi possa essere sviluppo se non vi è consapevolezza del proprio territorio, delle proprie radici, della propria storia. Credo fermamente in uno sviluppo sostenibile, ove l’individuo sia al centro della discussione e non la discussione diventi il solo oggetto degli individui, come, con amarezza lo constato, sta avvenendo sempre di più! Purtroppo assisto ad un brutto utilizzo delle parole – ahimè la deformazione degli studi filologici non mi permette di prescindere dall’importanza di ogni vocabolo, di ogni suono, di ogni proposizione che emettiamo – che, molte volte, sfocia in abuso, se non in decadimento stesso della lingua. Prendiamo ad esempio il termine “storia”, ma chi veramente la conosce? Quanti approfondiscono lo studio del proprio passato, delle proprie radici? Chi sa, ad esempio, che a Campi, in periodo irredentista, viveva un certo Conte Martini Moscardini, di cui peraltro rimane un bellissimo palazzo nobiliare nel centro storico della città di Riva del Garda che, insieme agli abitanti di lassù, fondò la banda della valletta dei Liberi Falchi, usando i colori della bandiera italiana per la divisa, fornendola del cappello rosso con una tesa morbida sul lato, tipico dei rivoluzionari francesi, addirittura nominando il corpo bandistico “Liberi Falcones”, in un’elegante accezione latina, che esprimeva da tutti i pori la voglia di italianità? Tutto ciò solo per dire che la storia, la cultura, le tradizioni rappresentano quei valori universali ed imprescindibili, da cui io farei partire lo sviluppo sostenibile e reale di Campi.
Consiglierebbe a dei giovani di andare a vivere a Campi?
Mi collego volentieri alla domanda di prima. Certo che consiglierei a dei giovani di trasferirsi a Campi, perché c’è davvero tanto da fare…La terra che aspetta di essere coltivata, i castagni secolari che attendono le giuste cure per esaltare ancora la loro magnificenza, i boschi, il turismo vero dell’accoglienza e della fierezza di mostrare il meglio del proprio territorio e delle proprie eccellenze che ha bisogno di giovani imprenditori, capaci di mettersi in gioco, la semplicità di sentire con tutti i sensi la bellezza del Creato! Non mi pare poco!
Secondo lei c'è abbastanza attenzione per le periferie? Oppure a Riva si pensa solo al Centro storico?
Non faccio politica e non mi interessa fare propaganda tramite questo portale, dicendo che le periferie sono brutte e dimenticate, mentre il centro storico è lastricato di porfido e assomiglia al Paese di Cuccagna o ad un’Arcadia idealizzata, nei cui fiumi scorre latte e miele. No, non sono nemmeno populista e non desidero diventarlo. Credo che le scelte fatte dalle varie Amministrazioni nel corso degli anni siano state ponderate e ragionate. Ricordiamoci che le Giunte e i Consigli non si autoeleggono, ma sono votati anche dalla gente delle periferie…e non solo da quelli del centro!!! Ritengo, quindi, che il problema stia nello scarso interesse che il cittadino (in senso assoluto, di periferia e di centro) metta nella cosa pubblica (o res publica, per usare una bella eredità latina). Alla fine è facile puntare il dito…ma noi in realtà cosa facciamo per migliorare l’apparato? Dovremmo interrogarci tutti e portare le nostre esperienze, i nostri dubbi, i nostri rimproveri anche, perché no, ma sempre usando un minimo di critica e di raziocinio! Trovo sterile e improduttivo il rifiuto tout court dell’Istituzione e dei suoi rappresentanti, ovviamente anche loro sono umani e possono sbagliare, ma credo fermamente che la politica sia fatta da tutti noi, dai nostri sforzi, dalle nostre idee. Mi ripeto, ahimè!!!, bisogna tornare alla radice delle parole e dei significati, in fondo politica non è altro che un sostantivo neutro plurale del greco antico: ta politikà, che null’altro significa se non: “le cose della città!!!!” Non dimentichiamolo!!!!!!
Per lei quali sono le priorità per Riva del Garda?
Anche qui devo rispondere in maniera anticonformista, a mio modesto parere non esistono le priorità di Riva. Esistono le priorità del mondo! Sullo strascico di una crisi economica universale che ha coinvolto e travolto tutti, ha senso parlare di un dove? Secondo me - sono lontano però da conoscenze profonde di tipo economico, finanziario e amministrativo - credo che dovremmo davvero concentrarci sul miglioramento della vita per tutti, in maniera sostenibile, detronizzando il dio denaro e l’accanimento nei confronti del possesso fine a se stesso e solo foriero di ulteriori sforzi per mantenerlo…
Credo, e mi ripeto!!!!!, che la priorità sia imparare, studiare, sprofondare nella conoscenza, non stufarsi mai di capire cosa ci sia al di là dei confini, degli orizzonti, delle paure. Il resto viene da sé. Una società sana, consapevole, accogliente, umana, non potrà che dar vita a cose belle, intelligenti e durature.
Riva ti amo, perché…
Perché qui ci sono le mie radici e la mia storia, perché qui sono nati i miei nonni, che mi hanno insegnato i valori della condivisione e del rispetto, dell’amore per l’altro e del sacrificio, donne e uomini che hanno vissuto la guerra, ma che non si sono fatti imbruttire da essa, che hanno saputo mettere l’umanità e il senso della pietà avanti a tutto, senza perdere mai la speranza e senza abbattersi. Credo che sia un motivo più che sufficiente! Tutti , poi, conosciamo l’inestimabile bellezza dell’Alto Garda, inutile ripeterlo!!!!
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